Ben ritrovato Matteo! La tua sezione ANA di Vicenza non ti dimentica ed ogni 31 dicembre si stringe attorno a mamma Anna, a papà Franco e a tuo fratello Dario nella tua Thiene. Ma, come ben esplicato dal presidente sezionale Cherobin, la sezione non ti ricorda solo in questo giorno, ma tutti i giorni, portandoti sempre nel cuore: è lì che alberghi, ancor prima di quel tragico 31 dicembre 2010 in cui “andasti avanti” alla tua giovane età, nel compimento del tuo dovere, quel dovere che tu scegliesti come lavoro e come missione, perché tu, più di ogni altro, credevi nei valori alpini, nella Patria, nell’onore e nella responsabilità di difendere non solo la tua nazione ma ogni vita umana indifesa e ridotta in povertà e schiavitù da regimi politico-religiosi scellerati e improntati al terrorismo. Chi ti ha conosciuto personalmente, ma anche solamente leggendo quella tua famosa lettera inviata in Italia pochi giorni prima del tuo sacrificio, ha conosciuto anche la tua consapevolezza e determinazione nel voler portare in quelle terre, dove la vita di una donna vale meno di una capra, dove i bimbi non sono liberi di giocare o di studiare ma vengono educati da piccolissimi al maneggio delle armi ed alla guerriglia, dove una caramella donata loro da un soldato italiano è un tesoro inestimabile, la gioia del dono, la solidarietà umana, l’abbraccio fraterno del popolo italiano agli ultimi della terra.
Con solennità ti abbiamo fatto visita nel tuo posto d’onore nel cimitero di Thiene, ti abbiamo ricordato com’eri e come rimani nelle nostre menti e cuori nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice alla Conca. Ben ha saputo il celebrante Don Antonio descrivere i punti salienti del Vangelo del giorno, adattandoli a te ed al tuo esempio: nominando tutti i tuoi compagni in armi caduti, uno ad uno, ha parlato di voi che, pur imbracciando un’arma, siete portatori di pace e di coraggio. Cos’è oggi il coraggio, chiede Don Antonio? È la fiducia estrema in chi ti è vicino, così totale da affidargli la vita e da sacrificarti per salvare la sua. E tu, Matteo, come ricordato dal Generale di divisione Belacicco, tuo comandante in Afghanistan, quel giorno eri di riposo, ma allo scoppiare dell’attacco alla base non hai esitato ad accorrere in soccorso dei tuoi compagni e hai compiuto quell’atto di eroismo che ti ha strappato a noi ma che ha dimostrato che le parole scritte nel Vangelo non sono poi così lontane dalla nostra realtà umana. Anche tu, come Cristo, ti sei immolato per salvare altri. Queste parole valgono al di là del ogni credo religioso. Il coraggio e l’impegno dimostrato sono il tuo giuramento, e lo è per chiunque indossi l’uniforme del soldato, ora come sempre.
Vestire l’uniforme è rendere servizio agli altri e più in alto si procede nella carriera militare, più si deve servire, senza mai sottrarsi alle proprie responsabilità. Le “stellette” pesano, ma tu, caro Matteo, le hai sapute portare con grazia, andando nelle scuole per parlare di noi Alpini come portatori di pace e prestatori di servizio alla collettività, e con la dignità di Uomo che ha attinto a piene mani dagli insegnamenti della famiglia e della caserma, moltiplicando i suoi talenti e restituendoli al mondo. Hai saputo dare ancor più valore a quel cappello dalla penna nera che è per noi sacro e inviolabile.
Sei sempre con noi Matteo, sei sempre uno di noi, anzi, uno dei migliori.